di Americo Tangredi
MAGLIANO DE’ MARSI – «Viviamo in gran parte su quello che ci è stato trasmesso da coloro che ci hanno preceduto. La tradizione è un insieme di scritti, di idee, di invenzioni, di abitudini alle quali ci riferiamo ancora oggi e che rappresentano l’eredità del passato», scriveva Jean d’Ormesson. Il solco della fede e tradizione passa anche per la comunità di Magliano dè Marsi che si appresta a vivere i sacri riti della settimana santa.
La Santa Messa del Giovedì Santo apre ufficialmente il cerimoniale del triduo pasquale. Terminata la sacra funzione, il parroco di Magliano dalla chiesa di Santa Lucia porta in processione il Santissimo Sacramento sino alla piccola chiesa di Santa Maria di Loreto ove è stato allestito l’altare della reposizione, comunemente definito dai maglianesi “Sepolcro”. «La preparazione del Sepolcro – riferisce il direttore artistico Adelmo Di Felice che prepara sia tale evento che l’infiorata- è un atto di fede. Noi ideiamo una creazione artistica in cui l’Eucarestia è il centro di tutto».
Nel Venerdì Santo si concentrano maggiormente i riti inerenti alla sacra liturgia. Alle ore 16, presso la chiesa parrocchiale di Santa Lucia, inizia la “Messa pazza” come viene definita dal popolo maglianese ove si svolge l’azione liturgica. Composta dai riti d’introduzione, la proclamazione della parola, la preghiera universale e la distribuzione dell’Eucarestia. Mentre si celebra l’azione liturgica, sulla facciata della chiesa (vicino all’ingresso principale) viene appesa una cartella. Servirà per l’antica pratica dell’asta dei santi; in cui coloro che verseranno le offerte più generose porteranno in processione le statue della Madonna addolorata, di san Giovanni Evangelista e del Cristo morto. Le offerte verranno devolute in parrocchia per opere caritatevoli. Terminata l’azione liturgica si esce in processione. Dove sfileranno le seguenti figure: la Croce dei Misteri, il Cireneo (uomo incappucciato che porta una grossa croce di legno nera in spalla) e le statue della Madonna Addolorata, di San Giovanni Evangelista e del Cristo morto. La processione percorre un antico percorso in tre tappe: Santa Maria ad Nives (antica parrocchia maglianese), il convento di San Domenico e la piazza. Alle ore 21 si svolge il toccante canto della “Desolata” animate dalle “Zelatrici”. È un canto che si perde nella notte dei tempi e ripercorre la passione di Gesù vista dagli occhi della Madonna. Ideata dal domenicano Francesco D’Alessandro (del convento di San Domenico in Magliano), trasmessa prima in forma orale e poi trascritta. Le “Zelatrici” sono coloro che animano questo rito. Anticamente solo le ragazze nubili potevano accedere a tale associazione: le si può facilmente riconoscere perché sono vestite interamente in nero, con una croce rossa sul lato del cuore e portano una candela in mano. «La desolata – riferisce un maglianese doc, ovvero mio padre – è una manifestazione che ci permette di trasmettere alle nuove generazioni la pietà popolare di Magliano. E nello stesso tempo fa rivivere il ricordo delle nostre madri».
Nel sabato c’è il silenzio, che si trasformerà in grande gioia, la gioia che deriva dalla Resurrezione di Cristo. Una festa che si può rivedere anche nella gustosa colazione che si troverà sulle tavole dei maglianesi: pizza di pasqua alla pala (dolce tradizionale maglianese), fiadoni, salsiccia di fegato e di carne, la frittata con la menta che daranno la carica per affrontare la festa di Pasqua.