di Pierluigi Palladini
AVEZZANO – Questo articolo parlerà di una storia e di una trama. La storia durerà poco. Perché nota e già sentita. Cambierebbero solo i nomi. Non li mettiamo per tre motivi. Sarebbero indifferenti per i lettori perché sono di stranieri; perché non aggiungerebbero nulla; perché non occorrono.
La trama, invece, sarà più lunga, inedita per certi versi e con un obiettivo molto chiaro.
Il fatterello è sempre lo stesso. Notte fonda del fine settimana a Trasacco. In un bar del centro del paese, ancora aperto, inizia una discussione fra due immigrati di nazionalità marocchina. Probabilmente sono anche un po’ vittime dell’alcol e della noia. La lite si accende e diventa uno scontro nel quale spuntano fuori i coltelli. I due si colpiscono, uno sta peggio ma poi resta a terra anche un italiano, un ragazzo del posto. La furia si è scatenata quando i due nordafricani hanno scoperto che qualcuno aveva avvertito i Carabinieri. Sul posto, in effetti, in poco tempo, arrivano le gazzelle del Nor di Avezzano e delle stazioni di Ortucchio, San Benedetto e Trasacco. I due vengono fermati e arrestati. Il giovane del posto e un marocchino vengono portati in ospedale ad Avezzano per le cure del caso. Per fortuna nessuno è morto. Solo tanta paura.
No. Non solo questo. Anche tanto fastidio. E non per i rumori o per gli immigrati. Ma per il fatto che tutti hanno capito che quella, appunto, è solo una storiella. Una delle ante che accadono ormai da due decenni in varie contrade della Piana del Fucino. Soprattutto fra la primavera e l’estate. Qualche volta ci è scappato il morto. Ne ricordiamo uno, una ventina di anni fa, nella zona fucense di fra Luco e Trasacco. Era un ragazzo giovassimo, Abderrazzack, il nome, se non ci ricordiamo male. Aveva avuto una lite in un casolare di campagna con un connazionale. Vivevano in 10, 15 in ogni casolare. Era già estate quando accadde il fatto. ed era caldo. e c’erano i lavori ne campi. Un collo di bottiglia lo raggiunse alla carotide, colpito da un altro straniero. Il ragazzo uscì dal casolare, fece non più di dieci passi e cadde a terra, morto. Voleva solo lavorare.
Ma allora, se in vent’anni continuano questi episodi e nella nostra piana si sono quintuplicate, a dir poco, le presenze di stranieri, e soprattutto nordafricani di varie nazionalità, vien da chiedersi se è il caso di continuare a parlare e indagare solo su questo singoli episodi o se, invece, non sia arrivato il momento di gettare la maschera e cominciare a parlare chiaramente di fenomeno.
Diciamocelo, in tutta tranquillità, il Fucino è una delle mete degli immigrati irregolari, di chi lucra su questi sventrati nella criminalità. La verità non deve far paura perché ha il pregio della luce. Squarcia il buio, consente di veder chiaro e di scoprire le magagne e metterci riparo. Se si ha interesse a farlo.