di Pierluigi Palladini
AVEZZANO – Verde pubblico, alberi tagliati, potature contestate, fazioni contro, scontri verbali al calor bianco, il tutto su un argomento come quello delle piante che dovrebbe essere affrontato soprattutto da esperti del settore, possibilmente scevri da coinvolgimenti e partigianerie. E allora, dopo l’ultima polemica, quella sul taglio del pioppo secolare a Villa Torlonia, abbiamo voluto chiedere delucidazione ad esperto al di sopra delle parti e di ogni sospetto. Si tratta di Alberto Colazilli, paesaggista, curatore di parchi e giardini. Presidente Coordinamento Nazionale Alberi e Paesaggio Onlus. A lui abbiamo rivolto alcune domande dalle quali abbiamo appreso molto e pensiamo di fare così anche un servizio alla città.
Sono mesi che in città infuria la polemica sulla potatura degli alberi, in particolar modo su Villa Torlonia. Potatura a parte, considerando che il ciclo di una pianta è di lunga evoluzione, possiamo, nel modo più comprensibile possibile, dire quali sono le procedure migliori per mantenere e migliorare il verde pubblico in una città?
«Per prima cosa occorre ricordare che la potatura degli alberi è un’arte che non si improvvisa. Gli alberi sono degli esseri viventi che devono essere rispettati nelle loro particolarità, vanno curati costantemente e per far questo occorre personale altamente specializzato. La corretta potatura è quella che non si vede, che risana l’albero sotto l’aspetto fitosanitario, che rispetta la sua naturalità, che migliora e prolunga la sua esistenza. A Villa Torlonia ci troviamo davanti a dei tagli consistenti su alberi già precedentemente capitozzati che avevano assunto forme totalmente innaturali. Nel corso degli anni, un susseguirsi di interventi errati, tra cui quello di un eccessivo innalzamento dei palchi ha trasformato questi alberi in un pericolo pubblico. E il tentativo di abbassare le chiome, con tagli altrettanto importanti, ha ulteriormente peggiorato la situazione su alberi che presentano purtroppo criticità storicizzate. Mi sento di criticare l’intervento in Villa Torlonia in quanto non risponde alla mia visione della corretta potatura. Si poteva fare meglio. L’albero è capace di rigenerarsi e di tornare a nuova vita se viene lasciato in pace e se si interviene esclusivamente con interventi minimi per il miglioramento della sicurezza. Diciamo che gli alberi si dovrebbe toccarli il meno possibile. Il discorso della sicurezza è molto importante ma non dobbiamo mai dimenticare i servizi ecosistemici che vengono forniti dai polmoni verdi cittadini, a cominciare dalla lotta al particolato atmosferico fino alla mitigazione dell’isola di calore, all’ombra estiva, alla lotta alla depressione e malattie importanti. Anche la cura dell’immagine del verde cittadino è fondamentale per incrementare il valore turistico della città e degli stessi immobili. Sono invece perfettamente d’accordo in merito alla eliminazione e sostituzione delle ceppaie marcescenti e degli altri alberi che sono stati gravemente danneggiati con gravi patologie e con problemi per la sicurezza dei cittadini. Il processo di rinnovamento del verde urbano deve essere graduale senza nessuna deforestazione. E’ un’operazione importante da fare un pezzo alla volta. Ad Avezzano bisogna lavorare su questo. Per migliorare il verde in città è necessario affidarsi a professionisti dell’arboricoltura e dell’arte dei giardini, specialisti del settore che sanno come intervenire e che rispettano la naturalità degli alberi. Purtroppo, come già detto in altre situazioni, la ricostruzione degli alberi da capitozzatura è un lavoro molto difficile e complesso che si svolge nel corso degli anni e che prevede ingenti risorse da parte delle casse comunali. E’ necessario ricostruire tutta l’architettura dell’albero con interventi selettivi, senza provocare ulteriore stress. Ad Avezzano si stanno pagando i danni di una pessima gestione del verde urbano che ha radici lontane».
Altro aspetto di discussione e di polemica ha riguardato la scelta di piante ed essenze che sono state e saranno piantate. In una zona come Avezzano, sostanzialmente in quota e con un clima particolare, oltre ad una urbanizzazione abbastanza notevole, quali sono le indicazioni guida anche per rispettare il paesaggio naturale che ospita la città?
«È chiaro che a Avezzano, caratterizzata da un clima continentale, dobbiamo guardare ad alberi longevi che siano resistenti agli estremi termici e ai cambiamenti climatici. Inoltre, è fondamentale la scelta di specie arboree e arbustive capaci di sottrarre il particolato atmosferico e mitigare l’isola di calore estiva. Tra le specie migliori che si possono utilizzare ci sono i tigli, i bagolari, gli aceri, gli ippocastani, i platani, i frassini, i tassi, i cedri del libano, cedri dell’Atlante, Cedri dell’Himalaya, gli agrifogli, le querce, le betulle. Per le siepi un ottimo lavoro può essere fatto con i ligustri, il bosso, l’alloro, l’acero campestre, il viburno tino e l’eleagno».
E arriviamo al pioppo secolare. Fuor di polemica. Il pioppo era davvero malato al punto che l’abbattimento era inevitabile? e ci sono responsabilità perché una pianta di quell’imponenza e di quell’importanza, sia storica, che naturalistica e di identità popolare, sia portata, in sostanza, a morire o, come avvenuto, a rendersi necessario l’abbattimento per evitar guai?
«Il Pioppo abbattuto in Villa Torlonia era veramente malato. Una malattia degenerativa probabilmente derivata dai pessimi interventi di gestione della pianta, in primis le capitozzature. Un albero sicuramente identitario, simbolo di una comunità, che è stato ucciso dalla cattiva gestione del verde che per tanto tempo ha devastato gli alberi di Avezzano. La responsabilità sta sempre nella manutenzione. Gli alberi di interesse storico-culturale dovrebbero essere gestiti da specializzazioni valide, da staff multidisciplinari di esperti di paesaggio e alberi, in grado di trovare le giuste soluzioni, finchè è possibile, per la loro sopravvivenza. E se non c’è speranza, con serenità l’albero va abbattuto e sostituito. E’ per questo motivo che bisogna cambiare assolutamente metodologia di gestione del verde. Tutto risiede nella corretta potatura che poi è il principale antidoto all’alberofobia dilagante. Se gli alberi crollano e diventano instabili c’è sempre una causa scatenante al 90 percento di natura antropica. Gli alberi monumentali sono il tesoro dei nostri territori. Ecco perché adesso la nostra attenzione è totalmente rivolta alla conservazione e valorizzazione dell’altro simbolo di Avezzano, il Populus nigra della Villa Torlonia già monumento naturale regionale e inserito tra gli alberi monumentali d’Abruzzo, su cui vogliamo promuovere un intervento di alta professionalità con il tree climbing ed arboricoltori specialisti che rispettano la pianta e la curano in ogni aspetto».
Secondo lei è possibile far convivere la gestione del verde, dell’ambiente e del territorio urbano con una spesa moderata ed intelligente per gli enti pubblici sempre a corto, almeno dicono, di risorse? E se sì, come?
«Sembrerà incredibile ma una corretta potatura degli alberi costa di meno di una capitozzatura e di una successiva ricostruzione e cura delle architetture arboree danneggiate. La professionalità nel verde urbano è un investimento importantissimo. Nella pessima gestione del verde dobbiamo metterci anche la perdita del valore turistico della città con ulteriori soldi bruciati. La gestione del verde di qualità abbatte i costi derivati dalla mancata sicurezza in quanto il patrimonio arboreo e il paesaggio urbano sono gestiti bene. Si rispettano le buone pratiche e si rendono gli alberi protagonisti ed elementi di rilievo. Interventi corretti eliminano e curano ogni criticità sulle alberature, quindi non più alberofobia e crolli su cose o persone. Ma per far questo occorre cambiare metodologia: fidarsi degli specialisti, farli lavorare, contattare ditte altamente specializzate e poi rendere partecipe la cittadinanza, in maniera semplice, invitarli a osservare dal vivo cosa si sta facendo per evitare polemiche e discussioni».